L’impatto dirompente della pandemia ha avuto conseguenze drammatiche per la vita e la salute delle persone e per i professionisti della Sanità e le loro famiglie in particolar modo.
La situazione drammatica in cui si sono trovati a dover operare ha spesso prodotto un grande coinvolgimento, innescando comportamenti virtuosi e una grande attenzione alla centratura sul paziente. Ma la straordinaria risposta che i professionisti hanno saputo dare all’imprevista emergenza pandemica non ci deve ingannare.
Da una ricerca appena completata, svolta in collaborazione con FIASO e l’Istituto Europeo Neurosistemica, sulle percezioni ed esperienze dei professionisti della Sanità durante la pandemia emerge nitida la richiesta della grande maggioranza dei partecipanti (più di 13.000 operatori di aziende sanitarie su tutto il territorio nazionale) di agire subito per cambiare, migliorare, potenziare i servizi sul territorio e recuperare tutte quelle criticità che le politiche di austerità e tagli applicati al SSN negli scorsi anni hanno prodotto.
Oggi, quindi, il nostro impegno non deve essere far tornare le cose come erano prima della pandemia, ma superare i limiti del passato, che la pandemia ha evidenziato in tutta la loro gravità, per poter affrontare le imprevedibili sfide future.
Il Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza allora diventa un’imperdibile occasione da cogliere per realizzare quei cambiamenti attesi da tempo e trasformare i servizi sanitari in welfare di comunità. Infatti due delle sei missioni del PNRR riguardano il welfare: “missione inclusione e coesione” e “missione salute”. Occorre però fare in modo che tali risorse vengano impiegate per cambiare logiche, organizzazioni, ruoli in modo concreto e coerente con i cambiamenti attesi, evitando di riversare gli investimenti sui modelli attuali che hanno determinato l’insostenibilità dei servizi territoriali e del welfare locale.
Un’occasione straordinaria quindi che rappresenta però anche una sfida impegnativa per il cambiamento di tutti.